Cosa spinge un bambino a parlare?

L’intenzione.

Tutti i bambini passano infatti da un linguaggio non intenzionale appena nati, costituito non da parole ma da pianti, sorrisi, sbadigli, ruttini e altri versi naturali, ad un linguaggio intenzionale quando iniziano ad utilizzare consapevolmente le parole.

L’intenzionalità comunicativa è il prerequisito fondamentale che fa avviare tutto il complesso ingranaggio che porta il bambino a parlare.

 

E’ un’abilità che compare prestissimo e diventa stabile dal 9 mese di vita e la sua assenza, oltre a non permettere lo sviluppo del linguaggio, può essere un campanello d’allarme per disturbi del neurosviluppo.

Per imparare a comunicare, infatti, la prima cosa da fare è sentirne la necessità.

Se il bambino non ha interesse a comunicare, non sviluppa il linguaggio perché non ne sente il bisogno.

Come riconoscere la mancanza di intenzionalità?

I bambini che non hanno intenzionalità comunicativa sono quelli che, ad esempio non:

  • rispondono quando vengono chiamati;
  • prendono iniziativa comunicativa;
  • cercano un’altra persona per mostrare o far notare qualcosa;
  • sono interessati a richiamare l’attenzione degli altri.

Sono bambini che danno l’impressione di non ascoltare quando gli si parla.

Quando manca l'intenzionalità comunicativa

Spesso questi bambini passano per maleducati e, a volte, potrebbe essere così ma non sempre.

Prima di giudicare, provate a notare se, oltre a “non ascoltarvi”, il bambino non dimostri nessun interesse nell’interagire con voi o con le altre persone e se non prenda iniziativa nel comunicare qualcosa.

L’iniziativa comunicativa può essere costituita anche da gesti o sguardi.

La mancanza di questi segnali non deve essere mai sottovalutata in quanto potrebbe essere la spia della presenza di qualche disturbo che deve essere tempestivamente individuato.

Anche per questo è importantissimo che il bambino, a modo suo, manifesti la volontà di interagire con i genitori, con i familiari e con i suoi pari e che lo faccia non solo quando ha bisogno di chiedere qualcosa, ma anche per il semplice piacere di condividere.

Nel caso notaste scarso interesse nell’interazione non esitate a contattare uno professionista.

Attraverso un’attenta osservazione, il professionista sarà in grado di analizzare la capacità interattiva del bambino e di dare indicazioni utili ai genitori.

 

Logopedista Stefania Pescantini