Cosa spinge un bambino a parlare?
L’intenzione.
Tutti i bambini passano infatti da un linguaggio non intenzionale appena nati, costituito non da parole ma da pianti, sorrisi, sbadigli, ruttini e altri versi naturali, ad un linguaggio intenzionale quando iniziano ad utilizzare consapevolmente le parole.
L’intenzionalità comunicativa è il prerequisito fondamentale che fa avviare tutto il complesso ingranaggio che porta il bambino a parlare.
E’ un’abilità che compare prestissimo e diventa stabile dal 9 mese di vita e la sua assenza, oltre a non permettere lo sviluppo del linguaggio, può essere un campanello d’allarme per disturbi del neurosviluppo.
Per imparare a comunicare, infatti, la prima cosa da fare è sentirne la necessità.
Se il bambino non ha interesse a comunicare, non sviluppa il linguaggio perché non ne sente il bisogno.
Come riconoscere la mancanza di intenzionalità?
I bambini che non hanno intenzionalità comunicativa sono quelli che, ad esempio non:
- rispondono quando vengono chiamati;
- prendono iniziativa comunicativa;
- cercano un’altra persona per mostrare o far notare qualcosa;
- sono interessati a richiamare l’attenzione degli altri.
Sono bambini che danno l’impressione di non ascoltare quando gli si parla.
Spesso questi bambini passano per maleducati e, a volte, potrebbe essere così ma non sempre.
Prima di giudicare, provate a notare se, oltre a “non ascoltarvi”, il bambino non dimostri nessun interesse nell’interagire con voi o con le altre persone e se non prenda iniziativa nel comunicare qualcosa.
L’iniziativa comunicativa può essere costituita anche da gesti o sguardi.
La mancanza di questi segnali non deve essere mai sottovalutata in quanto potrebbe essere la spia della presenza di qualche disturbo che deve essere tempestivamente individuato.
Anche per questo è importantissimo che il bambino, a modo suo, manifesti la volontà di interagire con i genitori, con i familiari e con i suoi pari e che lo faccia non solo quando ha bisogno di chiedere qualcosa, ma anche per il semplice piacere di condividere.
Nel caso notaste scarso interesse nell’interazione non esitate a contattare uno professionista.
Attraverso un’attenta osservazione, il professionista sarà in grado di analizzare la capacità interattiva del bambino e di dare indicazioni utili ai genitori.
Logopedista Stefania Pescantini

Mi chiamo Stefania, vivo a Verona, mi piace viaggiare, conoscere persone nuove ed aiutare chi me lo chiede attraverso competenza, positività ed entusiasmo.
Sono da sempre stata affascinata dalla mente umana ed in particolare dalla comunicazione e il linguaggio.
Nel 2011 ho preso una prima laurea in Igiene Dentale presso l’Università degli Studi di Milano, che mi ha permesso di approcciarmi e comunicare con moltissime persone, sia nel privato lavorando negli studi dentistici, che nel pubblico parlando a corsi e convegni.
Negli anni mi sono appassionata sempre più all’ambito comunicativo-linguistico ed ho capito di voler studiare ed occuparmi dell’argomento in modo specifico.
Nel 2016, prendendo una bella dose di coraggio e un pizzico di incoscienza, ho quindi deciso di dare una svolta alla mia vita lanciandomi letteralmente nel meraviglioso mondo della logopedia, per intraprendere un percorso di studi che mi aiutasse a capire il funzionamento del linguaggio e che mi desse la possibilità di aiutare persone con difficoltà comunicative.
Dopo anni impegnativi tra studio e lavoro, sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo laureandomi in logopedia con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Verona.
Attualmente frequento con costanza corsi di aggiornamento per dare il miglior servizio possibile ai miei pazienti.