ADOTTIVI …. TRAVAGLIO E PARTO….
Era sera quando siamo arrivati. L’aria fredda e profumata di neve mi ha travolto all’atterraggio a San Pietroburgo. Sentivo di essere vicina a lei, la mia bambina, quella che ho atteso per anni e che ora finalmente stavo per conoscere.
Tutto mi sembrava stupendo, colorato, vivo. Ero travolta dall’euforia e non riuscivo a smettere di sorridere. Lo stesso mio marito.
Dopo una notte insonne per la gioia finalmente siamo andati all’incontro più importante della nostra vita.
Il freddo del febbraio russo era pungente ma io dentro avevo il fuoco. Non tremavo, ero un tutt’uno con le mie emozioni e non avevo la percezione del mio corpo.
Siamo entrati nell’istituto, ci hanno fatto accomodare in una stanza vuota e ci hanno detto di attendere, il travaglio era cominciato, un travaglio di cuore e di testa ma anche tanto di pancia.
Minuti interminabili, improvvisamente paura che proprio a quel punto, proprio nel momento perfetto avrebbe potuto succedere qualcosa ma fortunatamente non è stato così.
Il nostro orecchio era così teso che sentivamo anche il nostro respiro, poi dei passi e la porta si è aperta.
Vediamo questa piccola bambina fare capolino, tutta vestita a festa e con una spillina nei suoi corti e disordinati capelli. E’ stata accompagnata con una mano sulla schiena ad entrare da una figura che neanche ricordo, poi la porta si è chiusa alle sue spalle.
Per una frazione di secondo ci siamo guardati poi lei è corsa immediatamente fra le nostre braccia, aperte e vuote per troppo tempo.
La sensazione che ho provato in quel momento è impossibile da spiegare, nessuna parola è abbastanza, ma credo possa essere paragonata a ciò che una donna prova dopo aver partorito e visto per la prima volta il suo bambino.
Ci siamo abbracciati, l’abbiamo stretta a noi, abbiamo pianto, ho sentito per la prima volta il suo profumo, l’odore della sua pelle e dei suoi capelli. Ancora non so cosa possa aver provato lei, sembrava felice ma era solo una bambina di tre anni a cui due sconosciuti avevano portato le bolle di sapone che lei non aveva mai visto.
Io non avevo fretta, ormai il tempo lo avevamo per imparare ad essere genitori e per far comprendere a lei cos’è una famiglia.
Pensavo solo una cosa. Era lei. Era lì. Era mia, mia per sempre.

BARBARA ZALLIO
AVVOCATO, FAMILY E SOCIAL COACH
Nasco a Parma nel 1970
PERCORSO DI FORMAZIONE
Nel 1998 mi laureo presso l’Università degli Studi di Parma facoltà di Giurisprudenza, conseguendo successivamente l’abilitazione alla professione forense.
Esercito la professione di avvocato e Mediatore Civile di controversie presso il Tribunale di Parma fino al 2015.
Nel 2014 divento finalmente mamma di cuore di Caterina, un meraviglioso ciclone di 3 anni arrivata dal freddo della Russia.
Negli anni successivi mi dedico totalmente alla costruzione del rapporto con mia figlia ma non trascuro la mia formazione prediligendo il campo delle relazioni.
Completo il Master in Mediazione Familiare, il corso di alta formazione in Coordinazione Genitoriale, il corso per la qualifica di Tecnico del Comportamento ABA, per lavorare con le persone con autismo ed infine il corso per diventare Family e Social Coach.
Sono specializzata in adozione di minori e disabilità. Ho partecipato come formatore in vari convegni relativi a queste materie.
Attualmente collaboro con la rivista Clippers in cui tengo una rubrica a supporto della cultura dell’adozione e presto consulenza in materia alle coppie che decidono di intraprendere questo percorso.
VOLONTARIATO
Ormai da 20 anni presto servizio di Volontariato presso Centri e Strutture con persone con disabilità.
Dal 2017 ad oggi svolgo il mio servizio presso il Centro residenziale socio-sanitario Simona Sorge di Inzago (MI) di Fondazione Istituto Sacra Famiglia Onlus, in cui seguo progetti di inclusione sociale e cultura della diversità insieme a educatori e ragazzi affetti da patologie neurodegenerative.
PASSIONE E VALORI
Da sempre mi sono occupata di fragilità e diversità, credo nella cultura dell’inclusione. Penso che conoscere la diversità sia una risorsa, un valore aggiunto alla nostra vita e vorrei che si guardasse alla diversità come solo una delle caratteristiche di una persona. Oltre esiste un mondo.