Sono rimasta incinta alla velocità della luce. Il primo mese. Immediatamente. Ma se vi devo dire che me lo aspettavo, la risposta è “no”. Avevo 36 anni e credevo che per rimanere incinta sarebbe dovuto trascorrere qualche mese. Pertanto la mia attitudine era alquanto rilassata, mi ero detta che per i primi 6 mesi non ci avrei pensato. Sì certo, come nooo! Due settimane dopo, avendo io il ciclo breve, ero già in bagno con il test di gravidanza in mano. Lo avevo comprato subito e altrettanto subito messo via. E così, al primo giorno di ritardo (avendolo io sempre puntuale), decido di farlo e nel farlo, mi accorgo che una parte di me incomincia a sperare. Ma dura poco perché nel frattempo, dal salone, arriva la voce di mio marito: “amore tranquilla, tanto ci vorrà qualche mese”. Eccolo, anche lui. Io però non rispondo, sono troppo concentrata a capire come fare il test. Ecco. Fatto. In attesa…tre, due uno. La scritta appare chiarissima: incinta 2-3.
“Amore vieni, guardaaaa!!!” Lui si fionda in bagno, ha capito subito, guarda bene il test e con gli occhi sgranati mi stringe fortissimo. E io: “amore ma ti rendi con…?” Non faccio in tempo a finire la frase che lui è già schizzato in sala a prendere il telefono: “Amore, a chi lo diciamo?” In effetti, quando si è felici la prima cosa che si vuol fare è condividere la propria gioia. Siamo così su di giri che prima di fare qualunque cosa optiamo per una soluzione alternativa, darci una calmata! Ahahaa siii, detta così non rende, ma vi assicuro che, ripensandoci oggi, è stata la cosa più romantica potessimo concederci. Ci fermiamo, ci sediamo sul divano e chiudiamo gli occhi per qualche istante. L’intento è di fare nostro quel mix di emozioni incredibili che di lì a poco, sarebbero diventate di tutti! è stato bellissimo, il nostro primo momento a tre, me lo ricordo perfettamente. Dopodiché, iniziamo il giro di chiamate: prima ai nostri genitori e poi ai nostri fratelli, i quali non si aspettavano assolutamente nulla. E che dire, una festa dietro l’altra, sembrava aspettassero questo momento da chissà quanto, un “finalmenteeee” dietro l’altro. La sorella di mio marito, che lavora in uno studio medico, mi prenota subito le beta, io la visita ginecologia, che dire…siamo una squadra organizzatissima!
La mia prima notte incinta la passo praticamente sveglia, tutto il tempo. Appena mi sembra di cascare nel sonno, mi risveglio di soprassalto, con un tuffo al cuore. Avete in mente quando vi innamorate? Abbiamo quel pensiero fisso, poi momentaneamente ci passa di mente ma poi quando ritorna a farsi vivo…wooowww…ti si ferma il cuore! Ecco, così tutta notte. Ero già innamorata. E poi domande, tante domande affollavano la mia mente, una dietro l’altra: “che mamma sarei stata?”, “come sarebbe cambiata la mia vita”, “sarò pronta?”
Il giorno seguente ero in trasferta a Bologna per lavoro, il treno prestissimo, mi tocca alzarmi alle 5.00. Al suono della sveglia la sensazione era quella di non essermi mai coricata. Iniziamo bene, il mio primo giorno da mamma avevo già le occhiaie fino al ginocchio! Erano gli ultimi giorni di gennaio, un gelo tremendo e quel giorno, a Bologna, mi attende il diluvio, ma non mi abbatto e nonostante una parte del mio lavoro si sia svolta all’esterno, tengo duro. Peccato che la prova più difficile mi coglie sul finale! Non so se sapete come è fatta la stazione di Bologna? Peggio di un centro commerciale: piena di piani, di luci e di indicazioni che non fanno altro che confondere, inutile dirvi che stavo per perdere il treno! Inizio a correre. Non correvo così da un sacco di tempo, sbaglio strada, mi tocca ritornare indietro, anzi su, poi giù e non so come, vi giuro, riesco a non perdere quel treno. In compenso due kili li avrò persi sicuro! Mi siedo col fiatone, sono tutta sudata e mi pento all’istante di essermi strapazzata così tanto. “Manu sei incinta!” mi dico sentendomi già in difetto. Ecco, il mio primo incontro ravvicinato con il senso di colpa, quel sentimento (inutile, col senno di poi, ma siamo tutte brave, poi…) con il quale ogni mamma dovrà fare i conti. Mi sono ripromessa che non lo avrei mai più rifatto e che da lì in avanti mi sarei assolutamente riguardata. Siii certo!
La domenica successiva (premetto che la domenica era il mio unico giorno di riposo) alle 7.30 di mattina ero nel parcheggio sotto casa, con un gelo anche quel giorno, a sistemare il baule della mia macchina, che negli anni era diventato un ufficio ambulante. E quindi, svuota, sposta, alza, abbassa, butta, dovevo preparare tutto per l’arrivo di mio figlio! La macchina è un elemento importante, vuoi mettere? Certo, senza dubbio, solo che a ripensarci oggi mi faccio una gran tenerezza, tutto qui. La Manu di allora non sapeva che non avrebbe più avuto un giorno di riposo, nemmeno la domenica e se potessi sussurrarle qualcosa le direi una cosa semplice: dormi, dormi finché puoi! Mio marito invece, se l’era giustamente presa con calma e dopo due ora passate a pulire me lo ritrovo giù nel parcheggio che mi fissa: “vieni dai, ti porto a fare colazione”. Ah giusto, forse è il caso che mangi qualcosa. Comunque vi confesso che ero davvero soddisfatta, tant’è che la macchina così libera non ce l’ho mai più avuta. E poi posso dirvi una cosa? In quelle prime settimane stavo così bene, mi sentivo in piene forze a tal punto che ho pensato che se essere incinta era così, era davvero facile. Avevo energie da vendere. Peccato che tutto questo è durato pochissimo. Dall’ottava settimana in avanti, guai ad uscire di casa senza aver messo in borsa i sacchetti per vomitare.
Il giorno dopo, di lunedì, sempre prestissimo, mi reco a fare le beta. L’esame è veloce e una volta ritirato, non capendo io nulla di questi valori, scendo dalla sorella di mio marito che lavora al piano di sotto. Lei ha già due figli, sicuro ne capisce più di me.
“Manu, ma sono altissime! Ma sei sicura di non essere incinta da più tempo?”
“3’700 è alto?” rispondo sorpresa.
“Sì altissimo. Vedrai che sei incinta da più tempo, ti sarai sbagliata.”
Ma io ero sicura che le settimane erano quelle e poi non lo dicevo solo io, anche il clearblu. Poco male, tanto avrei rifatto le beta tre giorni dopo. E dopo tre giorni eccomi di nuovo lì, stessa procedura.
Tieni guarda. Lei con gli occhi sgranati: “Wooww 17’500, ma come è possibile dopo soli 3 giorni. Caspita ha attecchito davvero bene!”
“Bhe” le rispondo io, “mi sembra giusto, no?”
E lei sorridendo: “Mmm mi sembrano troppo alte, non è che sono due?”
E io, sempre ridendo: “Gemelli?? Aahahah…figurati!” e ci salutiamo.
Nel viaggio di ritorno però ci penso. E se fossero due? A dire il vero, in famiglia, i gemelli io li ho. E allora per un attimo inizio a pensare a come potrebbe essere. E dopo il primo momento di esaltazione, penso subito che io e mio marito siamo soli: la mia famiglia vive tutta in Svizzera e la sua non vive distante ma c’è solo sua mamma, che lavora a tempo pieno. Perfettooo! Decido di non pensarci più, tanto avrei avuto la visita ginecologica da lì a breve. Giusto la sera accenno a mio marito il discorso: “Amore? Ma se fossero due?” E lui: “Amore ma figurati, mica i gemelli si fanno così!” “Ah! E come?” penso io.
Dopo pochi giorni eccomi in sala d’attesa per la mia visita ginecologica. Nel frattempo lavoro, rispondo al telefono, chatto e sto sul pezzo come al solito, fintanto che non vengo interrotta: “Signora Vigliante, prego”. Io e mio marito schizziamo da quelle sedie, dopotutto stavamo aspettando da sole dueee lungheee oreeeee! “Finalmente” dico tra me e me. E invece no, appena entro in studio i miei battiti iniziano ad accelerare, mi devo dare una calmata e mi dico che forse, tutta quella attesa, serviva per prepararmi. Fortunatamente la ginecologa è bravissima, mi mette subito a mio agio, iniziamo a chiacchierare e mi rilasso.
“Dottoressa ecco le mie beta” dico io ad un certo punto.
Lei le prende in mano senza dar loro un grosso peso. Intanto io rispondo alle sue domande. Ecco ora le sta guardando. “Non saranno un po’ altine” le suggerisco io.
“Ahahaa” sorride guardando sia me, che mio marito. “Le beta devono crescere, è normale.”
E mio marito: “no perché per un attimo abbiamo pensato fossero due”.
“Meglio un figlio alla volta, credetemi, è tutto più semplice. Uno per volta…” risponde alzando i suoi occhiali da vista per dare un’occhiata al mio corpicino esile. Dopodiché mi fa cenno di andare sul lettino.
Mentre mi sdraio ci risiamo col battito accelerato, cerco di rilassarmi, la ginecologa chiacchiera, chiacchiera ma appena inizia la visita, silenzio. Io mi giro per guardarla e lei: “Ritirate tutto quello che ho detto, sono due!!!”
D-U-E???
“Sì guarda!”
Inizia a girarmi la testa. Non riuscivo né a ridere né a piangere. Ero scioccata! Non ero l’unica, pure mio marito era paralizzato. Due mummie! Anzi no, ora lui è divertito mentre chiama in diretta sua sorella al telefono per darle la notizia, lì in studio, coinvolgendo anche la ginecologa! Wooowww incredibile! E tra l’euforia di tutto quanto e le indicazioni ricevute a raffica per tutti gli esami da fare, esco dallo studio piuttosto stordita, ma con una certezza, quella di essere una privilegiata. Incinta subito e per lo più, di due! Ho trascorso i giorni successivi a realizzare che cosa stesse davvero accadendomi. Ancora non ci potevo credere. “Bhé”, mi sono detta, “ho nove mesi per abituarmici.”

“La ferita è il punto in cui la luce entra in te” Rumi
Ciao, mi chiamo Manuela, ho 38 anni e sono la mamma di Mariasole, la mia bimba fortissima di un anno, nata fortemente prematura. Sono davvero molto felice di far parte di questo blog di mamme e di raccontare la nostra storia. Noi mamme abbiamo un estremo bisogno di condividere, di non sentirci le uniche, di non sentirci sbagliate, ma l’ho capito solo di recente. Mai avrei pensato di avere una storia da raccontare, da donare all’altro e magari essergli utile, nonostante avessi affrontato una delle sfide più impegnative della mia vita. Mi sentivo ancora in colpa, sbagliata e parlarne era l’ultima cosa volessi fare. Anzi, se avessi potuto cambiare il corso degli eventi e il modo in cui è nata mia figlia, lo avrei fatto, immediatamente. Poi però, qualcosa è cambiato. Proprio grazie alla nostra storia, proprio grazie a Mariasole. Semplicemente sono cambiata io. E a distanza di un anno dalla sua nascita posso affermare col cuore leggero che non cambierei nulla di ciò che è accaduto, perché oggi riesco a vederlo con gli occhi dell’Amore e questo cambia ogni cosa.