Era nell’aria già da un po’…era ormai qualche mese che io e mio marito ci guardavamo negli occhi e senza dirci nulla sorridevamo al solo pensiero. Come definirmi in quel periodo? Una donna in cerca, in cerca della migliore versione di se stessa e di un senso più profondo del nostro essere qui, amante instancabile del suo lavoro, un lavoro costruito dal nulla in 9 anni di passione e di sacrifici. Un lavoro al quale ero profondamente legata, quasi come fosse un figlio! (anche se a dirla tutta, un figlio mi mancava)
Forse è per questo che non avevo fretta di diventare mamma e poi perché, questo pensiero, suscitava al mio interno sentimenti ambivalenti: da una parte il desiderio e dall’altra la paura. Di che cosa? Di dover interrompere la mia ricerca. Dovete sapere che il mio pallino, fin da piccolissima, è sempre stato la felicità, non lo ero, intorno a me vedevo famiglie unite, quello sì, ma felici, un po’ meno. E allora ho deciso che per la felicità avrei fatto di tutto: lasciato la mia famiglia, cambiato paese, cambiato scuola, cambiato fidanzati, frequentato corsi, speso soldi e chi più ne ha più ne metta. E che cosa ho imparato? Che la felicità non era in nessuno di questi posti: qualcosa ad un certo punto non andava come desideravo e, insieme alla delusione, la percezione era quella di ritrovarmi più o meno allo stesso punto di partenza. Vi è mai capitato? Ne sono certa, come sono certa che chi sente esista altro, oltre ai soliti percorsi, non debba mai smettere di ascoltarsi e di cercare. Fortunatamente, durante le mie varie esperienze, incontro la strada giusta per me e inizio a capire dove posare il mio sguardo e vi assicuro che non c’è cosa più bella che avvicinarsi a ciò che si desidera. La cosa che non immaginavo è che la mia paura più grande nascondeva il mio più grande insegnamento e che mia figlia mi avrebbe svelato ciò che tanto andavo cercando. Non credevo che per giungere a questa consapevolezza avrei dovuto passare attraverso un uragano e che ora, a distanza di oltre un anno a dir poco pazzesco, il mio cuore ha il desiderio di raccontare.

“La ferita è il punto in cui la luce entra in te” Rumi
Ciao, mi chiamo Manuela, ho 38 anni e sono la mamma di Mariasole, la mia bimba fortissima di un anno, nata fortemente prematura. Sono davvero molto felice di far parte di questo blog di mamme e di raccontare la nostra storia. Noi mamme abbiamo un estremo bisogno di condividere, di non sentirci le uniche, di non sentirci sbagliate, ma l’ho capito solo di recente. Mai avrei pensato di avere una storia da raccontare, da donare all’altro e magari essergli utile, nonostante avessi affrontato una delle sfide più impegnative della mia vita. Mi sentivo ancora in colpa, sbagliata e parlarne era l’ultima cosa volessi fare. Anzi, se avessi potuto cambiare il corso degli eventi e il modo in cui è nata mia figlia, lo avrei fatto, immediatamente. Poi però, qualcosa è cambiato. Proprio grazie alla nostra storia, proprio grazie a Mariasole. Semplicemente sono cambiata io. E a distanza di un anno dalla sua nascita posso affermare col cuore leggero che non cambierei nulla di ciò che è accaduto, perché oggi riesco a vederlo con gli occhi dell’Amore e questo cambia ogni cosa.