La fase possessiva dei bambini

La fase definita “del possesso “ dei bambini comincia solitamente attorno ai 18-24 mesi, con un picco tra i 2-3 anni di età, quando  iniziano a percepire la differenza tra sé e il resto del mondo. In questo periodo inizia quella che viene definita “identificazione del sé” e i piccoli iniziano a staccarsi consapevolamente dalle loro figure di riferimento. La loro visuale del mondo però, rimane la principale e alcune delle parole che usano più di frequente sono “no”, “mio”.

Percepiscono il mondo come qualcosa che gli ruota attorno, dove tutto è di loro proprietà. Questa fase conferma il passaggio da un periodo di totale dipendenza dall’adulto, a quello successivo, dove si percepiscono separati e iniziano a elaborare anche il pensiero astratto della proprietà.

condivisione bambini

Quanto dura questa fase?

La fase del “Mio” ha un grande significato evolutivo. L’utilizzo di questo aggettivo da parte dei bambini, ci conferma che stanno iniziando a comprendere quel legame invisibile che stringe una persona con una cosa. Il senso del sé sta diventando dunque sempre più affinato.

Questa fase di spiccata possessività, si può prolungare anche qualche anno, con fasi altalenanti (Piaget la riconosceva anche fino ai 6-7 anni dei bambini). Questo periodo spesso mette in difficoltà chi si occupa dei bambini, sia i genitori che gli educatori. Ci si trova di fronte a bambini che cercano sempre più di manifestare la propria volontà, e non sempre in modo pacifico!bambini arrabbiati

Come possiamo aiutare i bambini?

É importante aiutare i bambini accompagnandoli in questa fase nella comprensione del possesso, per capire che ci sono oggetti propri, altri del papà, altri della mamma ecc… e accompagnarli a capirne anche le regole di utilizzo.

Questo passaggio di comprensione può aiutarli a gestire la frustrazione che deriva dal non riuscire a possedere tutto subito, e ad accettare anche le mediazioni che noi adulti possiamo e dobbiamo metter in atto.

Ricordiamoci però che chiedere a un bambino di 2 anni di condividere forzatamente un proprio oggetto con altri, potrebbe solo essere controproducente, perché non va a rispettare il momento di crescita del piccolo. Inizialmente, infatti, i bambini condividono per imitazione o perché gli adulti gli dicono di farlo. Solo con il crescere dell’età e delle capacità empatiche potranno iniziare a farlo anche volontariamente e con intenzionalità.

Cosa dobbiamo tenere a mente, noi adulti?

Questa fase deve essere ben presente alla mente di chi si occupa dei bambini perché spesso, istintivamente, gli adulti tendono a rimproverare i piccoli e etichettare questo comportamento come egoista.

Tenendo però a mente questa fase di sviluppo, dobbiamo ricordarci che non possiamo obbligare un bambino a condividere, e nemmeno rimproverarlo se non vuole farlo. Si può consigliare, supportare ed accompagnare, ma bisogna ricordarsi che a questa età la condivisione avviene per imitazione o perché richiesta: non è una scelta ancora consapevole.

Ricordiamoci di essere gentili nelle mediazioni e nelle proposte di condivisione, e presto verranno imitate.

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Questo periodo evolutivo è un loro iniziale tentativo di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Dunque la prima cosa da fare per aiutarli è dare delle regole. Allo stesso tempo, occorre insegnargli il piacere della condivisione (giocando insieme con gli oggetti in questione).

Una strategia spesso utile è quella di proporre uno scambio con un amico, oppure di dare un tempo limitato (magari aiutati da un timer) per l’utilizzo della cosa, o ancora mettere a disposizione (come spesso avviene negli asili nido) molte versioni diverse dello stesso oggetto.

Questo li aiuterà a sviluppare nel tempo il tempo dell’attesa, la pazienza, la condivisione, l’importanza dell’altro.

E i vostri bimbi, come vivono questa fase?

Se avete voglia di condividere, mi potete scrivere alla mail valentinaeducatricedoula@gmail.com